venerdì 19 febbraio 2016

Quando il Metodo Munari® non è solo in un laboratorio: storia di un giocattolo


Sempre più spesso ho il piacere di parlare con genitori desiderosi di offrire ai propri bambini opportunità interessanti e sostanziose. Assisto felice alla partecipazione di genitori che si informano, che leggono, che mi chiedono cosa possono fare per migliorare la qualità delle esperienze che possono proporre. 
Qualcuno resta dispiaciuto se e quando non riesce a partecipare ad un Laboratorio Metodo Bruno Munari®.
Quello che mi piace raccontarvi oggi è quanto in realtà il Metodo Bruno Munari® possa essere in molte cose, anche al di fuori di un laboratorio.
Il Metodo Bruno Munari® può essere, ad esempio, in un giocattolo.
Io ne ho disegnato uno per Italiantoy, vi racconto la storia.

Italiantoy "è una collezione di giochi voluta da Zaffiria, Centro per la media education con sede a Bellaria Igea Marina che da venti anni lavora con le scuole, con i musei, con le biblioteche. Il Metodo Bruno Munari®, la gestione del Centro Alberto Manzi e il lavoro quotidiano con genitori, insegnanti, educatori e soprattutto bambini ci ha spinto a creare per loro giochi pieni di meraviglia, stupore, bellezza".

Italiantoy è dunque un marchio che realizza giochi ispirati all'Arte, al fare, a Bruno Munari e ad Alberto Manzi. Sono tutti bellissimi, potete vedere l'intero loro catalogo qui. 

La storia con Italiantoy parte da una mia illustrazione di molti anni fa quando Alessandra Falconi, una delle creatrici del marchio, la nota in giro per questo fantastico mondo chiamato web.

© Cecilia Ramieri, Una città, Incisione a ceramolle, 2011

Il mio amore ossessivo e devoto per "Le città invisibili" e un legame segreto che mi lega a Venezia, mi avevano portato, negli anni, a realizzare questa e molte altre illustrazioni sul tema.
Alessandra Falconi, che mi conosceva per il mio Master in Metodologia Bruno Munari®, mi contatta e mi offre la possibilità di collaborare con loro inventando un gioco ispirato proprio all'opera di Calvino. 
Trasecolata, accolgo le richieste del marchio: un gioco grande, tridimensionale.

Tiro fuori dai cassetti disegni, incisioni, schizzi, tutte le sessanta cupole della città di Diomira, penso e disegno, disegno e penso. 
Il Metodo Bruno Munari® mi supporta nella creazione di tutto il progetto: quale esperienza voglio offrire al bambino? 
Voglio dare al bambino una tecnica, un modo per "fare"con le sue mani. 
Voglio un gioco aperto, possibilmente illimitato, che sia un modulo, una regola replicabile all'infinito e una grande collezione di possibilità combinatorie.
Voglio fare qualcosa che appaia, che si riveli, proprio come le città invisibili che si svelano agli occhi del viaggiatore che arriva e che nella città, con tutte le sue sensazioni ed emozioni, si addentra.

Quello che ne salta fuori è un gioco non esageratamente grande, sicuramente bidimensionale, basato su quella che secondo me è più di tutte la tecnica che appare, che si rivela: il frottage. 




Il gioco si compone di 12 tavolette stampate in rilievo e di 18 stencil di forme geometriche e qualche forma più libera e più ispirata al mio segno e al mio universo.
Appoggiando il foglio bianco su una delle tavolette e sfregando un pastello a cera entro i contorni interni oppure oltre quelli esterni degli stencil, combinando le forme geometriche in un numero infinito di modi, ecco che appariranno case, palazzi, archi, tetti, cupole, ponti. 


© Cecilia Ramieri per Italiantoy, Zoe Ci_prove, 2016

Gli stencil possono essere usati anche senza frottage: come dime per pastelli colorati, pennarelli, tempere, carte riciclate o cartoncini colorati. Le forme possono essere ritagliate e si possono tenere i pieni e anche i vuoti. Con pennarelli colorati, forse a punta fine, si possono aggiungere dei particolari: un gatto, una pianta succulenta, una falce di luna calante oppure crescente.


© Cecilia Ramieri per Italiantoy, Zoe Ci_prove, 2016

© Cecilia Ramieri per Italiantoy, Zoe Ci_prove, 2016

Esattamente come in un Laboratorio Metodo Bruno Munari® il bambino è protagonista attivo del gioco.

Qualche parola ancora, piuttosto un invito, a leggervi qui il pensiero e i valori di Italiantoy.
E cioè di un marchio che è un progetto culturale: dare al bambino uno strumento con dei valori estetici e morali, pensato davvero per lui, che lo accompagni, lo aiuti, lo sostenga nella sua crescita.
Italiantoy ci parla di giocare bene, in un tempo lento dove il bambino può sperimentare, fare, disfare, progettare, ricominciare. Realizza giocattoli che credono nell'intelligenza del gesto, che coltivano la creatività e sostengono la manualità, che hanno più livelli di gioco e di lettura.

Un ultima cosa, che ancora non vi ho detto! Il mio gioco si chiama Zoe Ci: un nome di donna, come tutte le città invisibili di Italo Calvino, proprio come una città di quell'opera. 
Ma anche come il nome di una bambina speciale che conosco personalmente. 
Perchè poi la cosa davvero più emozionante nel progettare e condurre un laboratorio o nel fare un giocattolo è proprio questa: i bambini a cui la cosa è destinata, quei bambini, tutti, ai quali vuoi fare, con tutta te stessa, un dono. 



© Italiantoy (e Cecilia Ramieri)




Nota: un ringraziamento speciale a Giulia e Francesco, due bambini che sono fidati collaudatori, aiutanti, suggeritori, aggiustatori.